SLIPPING WIVES (3 aprile 1927, regia di Fred Guiol)
SLIPPING WIVES viene riportato nei libri come uno dei primi film di Laurel e Hardy, senza di fatto essere un film di Laurel e Hardy. A ben guardare, è uno dei più perfetti corti di Stan Laurel come comico solista. Meglio: è una grande commedia del periodo aureo degli studi Roach, quando le ciambelle a uscire con il buco erano davvero tante. Nello scrivere queste recensioni mi sono quasi subito proposto di scegliere un diverso approccio nel trattare il tema dei primi film di Laurel e Hardy. Ovvero, i primi film in cui Laurel e Hardy fanno parte dello stesso cast.
L’approccio usuale è quello di considerare questi film esclusivamente come primitivi, goffi tentativi di amalgamare i due attori, come se agli studi di Hal Roach avessero stoltamente sprecato centinaia di metri di pellicola senza sapere quello che stavano facendo. Questa laurelehardycentrica prospettiva, distorta da elucubrazioni a posteriori, non fa bene né allo studio sulle vere dinamiche che hanno portato allo sviluppo della coppia, ne alla storia del cinema, osservata da una visuale imprecisa. SLIPPING WIVES è una perfetta silent comedy, che riprende il tema delle infedeltà coniugali con originalità e inventiva. Protagonista formale Priscilla Dean, attrice con un background glorioso in film drammatici, tanto da essere soprannominata “regina della Universal”, la quale tuttavia stava perdendo molta notorietà, tanto da accettare la proposta di interpretare commedie. Protagonista sostanziale ma ufficioso Stan Laurel, sprovveduto venditore porta a porta immischiato in una faccenda molto intricata e sconveniente. Herbert Rawlinson, Albert Conti e il maggiordomo Oliver Hardy completano il cast. Se è vero che parte degli sceneggiatori a questo stadio avevano già individuato una certa complementarietà tra Stan Laurel e Oliver Hardy, è altrettanto certo che in principio puntassero a migliorare il profilo di comico solista del primo, abbozzato anni precedenti in diverse case di produzione (tra cui la stessa Roach) senza trovare ancora una fisionomia precisa. Per Oliver Hardy si pensava di mantenerne il ruolo subalterno (sovente da antagonista) che aveva svolto nelle fasi precedenti della sua carriera. Charley Chase aveva intuito le potenzialità dell’attore e lo aveva voluto come caratterista in alcune delle sue commedie dell’anno prima. Egli era però ormai una star consolidata. Si preferì riservare le eclettiche doti di Oliver Hardy nelle commedie di Stan Laurel, che a quell’epoca ancora doveva capire che ruolo avrebbe potuto avere nel cinema, se dietro o davanti la macchina da presa. Dunque, in questo periodo vennero realizzate commedie quasi altrettanto valide dei migliori muti di Laurel e Hardy, le quali non sarebbero mai esistite se gli sceneggiatori avessero trovato all’istante il “bandolo della matassa” e li avessero accoppiati da subito come li avremmo conosciuti successivamente. Una di queste incantevoli commedie è appunto SLIPPING WIVES, ironica farsa sul bisogno di attenzioni di una moglie viziata. Superlativo Stan Laurel, che nella scena della pantomima di Sansone e Dalila raggiunge vette di esilarante e inedita comicità. Trama: Priscilla Dean è convinta che suo marito Leon (Herbert Rawlinson) non sia più innamorato di lei. L’amico di famiglia Winchester Squirtz (Albert Conti, un attore scoperto da Eric Von Stroheim) le suggerisce di assumere un uomo che le faccia la corte, per ingelosire suo marito e riconquistarlo. Proprio in quel momento suona alla porta Ferninand Flamingo (Stan Laurel), venditore ambulante di vernice così ingenuo da essere convinto quasi subito ad accettare l’incarico. Quella sera, Flamingo viene presentato come un romanziere di successo. Quando gli viene chiesto di parlare del suo libro, egli inscena una improvvisata e gustosissima pantomima di Sansone e Dalila per il disgusto degli astanti. L’ultima parte di questa commedia diletta lo spettatore con dei malintesi che sfociano presto nel più raffinato slapstick. Stan fraintende e rimane convinto che il marito della donna sia Whinchester Squirtz. Tutto termina in una fittizia sparatoria inscenata da Leon per far credere alla moglie di essere davvero geloso! Tra le scene che da acerrimi nemici Laurel e Hardy si dividono (l’antipatia nasce all’inizio, quando il commesso viaggiatore Laurel vuole a tutti i costi entrare in casa), spicca quella in cui il maggiordomo Hardy costringe l’ospite Laurel a fare un bagno: finisce per lavarlo a forza nella vasca con ancora tutti i vestiti addosso. Appare inoltre la prima volta una gag poi riutilizzata svariate volte nei film di Laurel e Hardy. Quest’ultimo insegue fucile in mano Stan Laurel che fugge fuori di casa. Noi lo vediamo rientrare sommesso e con un occhio nero. Un poliziotto entra furente in casa esclamando che stavano quasi per saltargli le cervella. Quando si svolta per andarsene la macchina da prese ne inquadra lo sfortunato deretano carbonizzato.