LIBERTY (26 gennaio 1929, regia di Leo McCarey)

Diretta da un grande Leo McCarey, LIBERTY è una delle commedie più belle del 1929. Il film è
originale, suggestivo, delizioso. Costruito casualmente (su una sequenza, come detto, non
utilizzabile in WE FAW DOWN), questo cortometraggio riesce ad eludere l’oppressione in cui si
trovano i suoi protagonisti (due evasi che, tuttavia, lo spettatore non vede mai dietro le sbarre),
permettendo loro un “volo” (metaforico) persino sulla sommità di un grattacielo. Stan e Oliver
scappano di prigione. La loro fuga è resa più agevole dalla presenza di due loschi individui, pronti
ad aspettarli in macchina in un punto prestabilito (probabilmente per accordo). I complici
riportano ai due i vecchi abiti, da infilarsi durante il tragitto in auto a posto della divisa del
carcere. Ma Stan e Oliver, “esperti” in errori di questo tipo, indossano per sbaglio l’uno i
pantaloni dell’altro. Ormai liberi nelle vie della città, cercano in tutti i modi di scambiarli tra loro,
con estrema difficoltà e tante seccature. Vengono sempre sorpresi da qualcuno mentre stanno
per denudarsi e, sotto lo sguardo sconcertato di passanti e poliziotti, sono ogni volta costretti a
rinunciare, imbarazzati. Mentre si trovano all’esterno di una pescheria, un granchio finisce nei
pantaloni di Oliver – in quel momento indossati da Stan – il quale riesce nell’impresa di
complicargli ancora di più la vita, con continui e improvvisi pizzichi sul fondoschiena. I nostri eroi
riescono finalmente a scambiarsi i pantaloni mentre si trovano sul montacarichi di un grattacielo
in costruzione. Finiti per sbaglio sulla sommità del cantiere e persa la possibilità di utilizzare di
nuovo l’ascensore, Stan e Oliver passano i dieci minuti più spaventosi della loro vita, appesi alle
travate, perennemente sul punto di cadere nel vuoto. Il granchio con i suoi morsi infastidisce
tantissimo il povero Oliver. Quando finalmente riescono a uscire da questa brutta situazione
pare davvero un sospiro di sollievo anche per i partecipi spettatori. Le maestranze degli studi
Roach sapevano come preparare set del genere, memori delle loro esperienze in alcuni film di
Harold Lloyd. Una piattaforma di sicurezza veniva costruita su un punto alto della città e il
montaggio – unito a sapienti movimenti con la macchina da presa – riusciva davvero a dare
l’impressione che Laurel e Hardy si trovassero ad altezze simili. In una intervista del 1954,
durante la trasmissione televisiva This is Your Life, il regista Leo McCarey raccontò un episodio
spiacevole ma emblematico dei rischi di essere star all’epoca e di come fosse il mondo del
cinema alla fine degli anni ’20. Per provare a uno spaventato Laurel il valore della rete di
sicurezza, Hardy decise volontariamente di buttarsi, facendo un volo di sette metri, rompendo la
rete e planando, per sua fortuna, su un’ulteriore piattaforma di sicurezza, situata sette metri più
sotto e cavandosela con poche ferite. Per essere beniamini del pubblico fino alla fine era dunque
necessaria anche una buona dose di coraggio.

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