Critici e storiografi del cinema non ne fanno cenno, ma la coppia di comici Stan Laurel ed Oliver Hardy qualche spiccata propensione per la musica indubbiamente ce l’aveva! Basta passare in rassegna, sia pure a volo di uccello, la cinematografia di Stan e Oliver per rendersi conto che gli strumenti musicali, il canto e il balletto costituiscono un ingrediente essenziale nell’economia di buona parte dei loro films. E ciò non tanto quale pur ragionevole riempitivo nel passaggio dai cortometraggi alle pellicole di maggior durata e più specificamente a quelle cosiddette musicali (The devil brothers 1933, The Boemian Girl 1936, Swiss miss 1938), ma bensì quale scelta tematica di fondo o almeno quale componente non marginale. Valga quale esempio l”incredibile scelta di imperniare la vicenda del film muto You’re darn tootin” del 1928, in Italia noto come Musica classica, su due suonatori rispettivamente di clarino e di corno, prima componenti di una banda e poi ridotti ad esibirsi per la strada senza licenza e quindi puntualmente perseguitati da un poliziotto. E appena un anno dopo (1929) in Berth marks (Concerto di violoncello), uno dei primi parlati, Oliver è appunto un professore di violoncello che in treno si reca in trasferta per un concerto con la fattiva ( !?) assistenza di Stan.
L’anno seguente (1930) eccoci al classico Below zero (Sotto zero) in cui i nostri eroi, sotto una fitta nevicata, sono impegnati con armonium e contrabbasso a racimolare qualche cent, senza successo poiché hanno scelto di tenere il concertino proprio davanti all’istituto dei sordomuti. Passano due anni e si arriva (1932) al capolavoro, fra l’altro premiato con l’oscar per i cortometraggi, The music box ( La pianola) in cui Oliver & Hardy, titolari di una ditta di trasporti, sono impegnati nel trascinamento, che dura poco meno di mezzora, di una pianola meccanica su per una interminabile scalinata e nel montaggio della stessa in casa di un irascibile professore. Da notare la costante brutta fine che fanno gli strumenti finora enumerati. Quello che se la cava meglio è indubbiamente il violoncello di Berth marks, dimenticato in treno dopo una avventurosa sistemazione in cuccetta del professore e del suo assistente. Invece in You’re darn tootin’ il clarino viene spezzato ed il corno finisce sotto ad un rullo compressore. Analogo destino tocca all’armonium di Stanlio in Below zero, mentre una adirata signora sfascia il contrabbasso sulla testa di Ollio e la pianola poi di Music box va in pezzi sotto i colpi di accetta del destinatario della stessa.
Né in questa rassegna di strumenti si può trascurare l’assolo di arpa che Stan ci offre in The flaying deuces ( I diavoli volanti) del 1939, adattando alla bisogna la rete metallica della cuccetta della cella in cui è confinato con Oliver per diserzione dalla Legione Straniera, né quello di tromba dello stesso Stan il cui suono infonde forza ad Oliver nella scazzottata con l’evaso che li ha sequestrati in una barca alla deriva (Saps at sea – C’era una volta un piccolo naviglio – 1940). Per amor di completezza vanno anche ricordati in Sons of the desert ( I figli del deserto) del 1933 l’ukulele con cui Oliver si accompagna cantando il famoso motivo “Honolulu baby” al rientro dalla finta vacanza alle Hawaii, in Them thar hills ( Vita di campagna) del 1934 la chitarra di Hardy sbronzo dopo aver bevuto l’acqua del pozzo che in realtà era grappa, in Swiss miss (Avventura a Vallechiara) del 1938 il trombone con cui Stan accompagna la serenata di Oliver e l’organo che emette bolle dopo che Stan vi ha inavvertitamente versato la saponata con cui sta lavando le scale. Una citazione particolare merita poi il pianoforte, spesso presente e a volte usato come nascondiglio, a volte suonato con vario successo da Oliver.
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